tfr anticipo 18032015A seguito delle numerose richieste di chiarimenti relative all’argomento in oggetto, con la presente, forniamo alcune informazioni utili.

·        una volta fatta, la scelta di lasciare il proprio TFR in busta paga è irrevocabile fino al mese di giugno 2018;

·       ad oggi non sono ancora disponibili i modelli ministeriali per effettuare tale destinazione;

·       nel caso sia in corso una cessione del V° dello stipendio, il lavoratore è obbligato a farsi rilasciare apposita liberatoria dalla Finanziaria;

·       incrementando il valore della busta paga aumentano le tasse al 27% o al 38% mentre le aliquote applicate al TFR (23%) o ancor di più se lo stesso è destinato ad un Fondo Pensione (15%) sono più vantaggiose;

·       si riducono le detrazioni da lavoro dipendente e quelle relative al reddito familiare, anche  se non incidono sul calcolo del Bonus Renzi (i famosi 80 euro);

·       si rinuncia ai possibili rendimenti del TFR (sia esso in azienda o ad un Fondo Pensione).

Alla luce delle considerazioni che precedono, il TFR in busta paga appare una diseconomia, nell’immediatezza porta risorse fresche al lavoratore, ma, in prospettiva, contribuisce ad impoverirlo.

Nei casi in cui il lavoratore avesse bisogno di “liquidità”, sarebbe utile consigliare di richiedere un anticipo sul TFR residuo in Azienda, con le modalità stabilite dalla Legge 297/82 e/o dagli Accordi Aziendali in materia.

Per i lavoratori che hanno aderito al Fondo Priamo sono necessari 8 anni dal momento dell'iscrizione per ottenere un anticipo, anche con “causale generica”, ed è possibile ottenere un'anticipazione fino al 30% dell’ammontare della propria posizione individuale.

Considerato che la maggior parte di lavoratori ha aderito al Priamo tra il 2006 ed 2007 i tempi sono maturi.