Lunedì, 29-04-2024
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Egregio Sig. Ministro,

riporto integralmente una delle note ricevute da un dipendente pubblico in merito all’organizzazione del 15° censimento generale della popolazione e delle abitazioni per l’anno 2011, sicuro di non dover null’altro aggiungere.

“Innegabile il vantaggio dell’utilizzo della Posta Elettronica Certificata (c.d. PEC): risparmio di tempo, di costi di spedizione, immediatezza nella comunicazione e quindi, una maggiore efficienza ed efficacia.
E poi fu la volta della Comunicazione Elettronica Certificata tra Pubblica Amministrazione e Cittadino (c.d. CEC-PAC) e fu per questo che, un sabato mattina di circa un anno fa, mi recai all’ufficio postale del mio piccolo Comune con il mio documento di riconoscimento per ottenere un indirizzo e quindi con l’illusione di poter gestire la maggior parte delle pratiche con la Pubblica Amministrazione dal mio computer, in quell’angolo del Comune dimenticato dall’ADSL dove, per uno strano caso di rimbalzo di segnale elettromagnetico, sono riuscito ad avere anch’io il mio modesto collegamento ad Internet in barba a molti miei compaesani che sono con il cavo in mano e in zone “d’ombra”.

Ma non voglio ora parlare del digital-divide, ma di quell’innovativo sistema che dovrebbe aiutare a cambiare il rapporto tra Amministrazione Pubblica e Cittadino, prendendo quale spunto il “Censimento Generale della Popolazione e delle Abitazioni del 2011” dell’Istat.Qualche giorno parlando con i colleghi di lavoro mi riferirono che, tramite posta ordinaria avevano ricevuto dall’Istat un plico per la compilazione del censimento demografico.

Premetto che sono titolare di casella CEC-PAC e quindi del tipo …@postacertificata.gov.it, mi preoccupo perché né con CEC-PAC né con posta ordinaria ho ricevuto nulla dall’Istat e quindi immediatamente telefono all’ufficio anagrafe del Comune di residenza che, nella stessa giornata, fatte le opportune verifiche, mi specifica che il plico è negli “scatoloni” consegnati in Comune da Poste Italiane e che quindi mi devo accordare per il ritiro.

Così un sabato mattina mi reco in Comune ed il Sindaco, sventolandomi sotto lo sguardo un pezzettino di carta (presuppongo un sollecito che doveva inviarmi) mi chiede informazioni sulle motivazioni del mancato recapito da parte di Poste Italiane (avvisi, ecc.), ribadisco che NELLA BUCA DELLE LETTERE NULLA!   NELLA CEC-PAC MEN CHE MENO!

Così recuperato il “plico”, mesto e preoccupato la domenica in una manciata di minuti provvedo alla compilazione on-line del censimento (eseguo il salvataggio dei dati ogni 10 secondi!), e contrariamente a tutte le polemiche che avevo appreso dai media nei giorni precedenti, tutto ha funzionato bene, nessun problema tecnico-informatico! in venti minuti compilo, invio e ottengo la ricevuta in formato pdf!

Allora mi chiedo, ma perché la documentazione del censimento NON mi è stata inviata tramite CEC-PAC e mi azzardo a fare due piccoli conticini in tasca a “PANTALONE”. Effettivamente l’impianto normativo prevede l’obbligo per la PA di inviare tutte le comunicazioni al Cittadino, che sia in possesso di casella di posta elettronica certificata (CEC-PAC), ESCLUSIVAMENTE con tale mezzo. Quindi mi collego al sito del Governo www.postacertificata.gov.it e rilevo con assoluta trasparenza che esistono circa 1.100.000 richieste di attivazione di posta elettronica certificata per cui DEDUCO che tale numero coincida con le caselle attive.

Supponendo quindi che l’Istat abbia inviato i “plichi” con tariffa convenzionata “Poste Italiane Censimento 2011” a 0,30 €/plico invece dei canonici 0,60 €/plico penso che, se si fosse utilizzata la CEC-PAC, si sarebbero risparmiati circa 300.000,00 € ed il lavoro di tipografia pari a 1.100.000 moltiplicato per le 64 pagine di cui è composto il censimento.

Certo che sono cifre stimate, ma IL PRINCIPIO NON CALZA. Quotidianamente sono sotto gli occhi di tutti i TAGLI ed i SACRIFICI RICHIESTI, specialmente al pubblico dipendente. Ed allora mi domando: perché non si é rispettata la normativa vigente che avrebbe consentito un risparmio stimato di 300.000,00 €, soldi che avrebbero potuto essere dirottati per finanziare la ricerca, la banda larga, piuttosto che ospedali oppure per incentivare anche quella massa di dipendenti pubblici che realmente lavorano ogni giorno con spirito di abnegazione e serietà e che quotidianamente devono sopportare scelte sconsiderate ed antieconomiche?!.

E questa NON è che una piccola goccia in un mare.

Forza e coraggio, forse un giorno riceverò’ un sms con oggetto: “nuovo messaggio CEC-PAC nella tua casella da parte della PA” e collegandomi leggerò: “la tua Amministrazione ti ha aumentato lo stipendio perché hai contribuito attivamente al processo di miglioramento del sistema Paese”, ma sono altresì sicuro che quel giorno non ci saranno più affidamenti in-house, superconsulenze di super esperti tecnologici con super compensi … e l’informatica sarà vista come una disciplina “onlus”, che se utilizzata bene, potrà far risparmiare tempo, denaro e contribuire in modo efficace all’aumento del prodotto interno lordo ed al welfare.

A volte mi viene il sospetto che avere la fama di essere scrupolosamente onesto equivalga a un marchio di idiozia.” (Isaac Asimov).

 

Cordialità

Il Presidente

Raffaele PINTO

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